Breakout vs Pullback Interno: Due Strategie di Trading a Confronto: Nel trading operativo esistono diversi approcci per entrare a mercato, ciascuno con le proprie caratteristiche e requisiti specifici. Due delle strategie più efficaci sono il trading di breakout e il pullback interno, che rappresentano strumenti distinti da utilizzare in contesti di mercato differenti. Comprendere quando applicare l’uno o l’altro può fare la differenza tra un’operazione profittevole e una gestione inefficace del rischio.
Il Trading di Breakout: Quando il Mercato Mostra Forza
Il breakout è un segnale che richiede condizioni molto precise per poter essere operato con efficacia. Non basta semplicemente piazzare un ordine sulla buy zone e sperare che il mercato esploda al rialzo. Servono dei presupposti fondamentali che devono essere verificati prima di prendere posizione.
Il primo elemento da valutare è il contesto giornaliero. Durante l’analisi dei dati notturni, dobbiamo identificare la presenza di liquidità e, soprattutto, una forte spinta di liquidità durante la notte. Questo è un segnale che il mercato sta accumulando energia per un movimento direzionale importante.
Prendiamo come esempio concreto l’oro dollaro di lunedì scorso. Durante la notte si è verificata una forte spinta di liquidità seguita da una congestione appena sotto la buy zone. Quando il mercato sviluppa queste condizioni specifiche, tende poi a generare una reazione esplosiva. In quel caso, il segnale di breakout ha funzionato perfettamente proprio perché erano presenti tutti i presupposti necessari: contesto giornaliero favorevole, liquidità in corso durante la notte, e dati tecnici che confermavano l’impostazione.
La semplicità del breakout è uno dei suoi punti di forza. Una volta rilevati i dati notturni adeguati e confermato il contesto di mercato, l’operatività è diretta: si posiziona un ordine buy stop direttamente sulla buy zone e si attende lo sviluppo del movimento. Lo stop loss è contenuto, quindi il rischio è limitato fin dall’inizio. Se il mercato sviluppa la reazione esplosiva prevista, si copre rapidamente il rischio spostando lo stop a pareggio, per poi gestire la posizione secondo le regole del metodo.
Il Pullback Interno: La Soluzione Quando Mancano le Condizioni per il Breakout
Ma cosa succede quando abbiamo un ottimo contesto di mercato ma non disponiamo dei dati notturni adatti a un lavoro di breakout? È esattamente quello che si è verificato sul dotoroyen in una recente sessione. Il contesto era favorevole, ma mancava quella forte spinta di liquidità notturna e la congestione sotto la buy zone che caratterizzano i setup di breakout. Il mercato era anzi venuto contro, pur rimanendo nei limiti della buy e sell zone.
In questi casi entra in gioco il pullback interno, uno strumento sviluppato specificamente per operare quando le condizioni non permettono di utilizzare la strategia di breakout. A differenza del breakout, il pullback interno è un approccio più complesso e articolato che richiede di seguire una timeline precisa di eventi prima di arrivare al segnale operativo.
Mentre il breakout è relativamente semplice e immediato, il pullback interno prevede un lavoro più lungo e strutturato. Non si tratta semplicemente di piazzare un ordine e attendere, ma di monitorare lo sviluppo del mercato attraverso diverse fasi, identificando specifici pattern e comportamenti del prezzo che confermano la validità del setup.
Scegliere lo Strumento Giusto al Momento Giusto
La chiave per un trading efficace non sta nell’avere una strategia universale che funziona sempre, ma nel saper riconoscere quali condizioni di mercato abbiamo davanti e quale strumento è più appropriato per quel contesto specifico. Se durante l’analisi notturna identifichiamo una forte presenza di liquidità, congestione sotto la buy zone e tutti gli altri elementi tecnici favorevoli, allora il breakout è la scelta ottimale per la sua semplicità ed efficacia.
Quando invece il contesto è buono ma mancano quei presupposti specifici di liquidità e spinta notturna, dobbiamo saper passare al pullback interno, accettando che richiederà più tempo, più attenzione e un processo di analisi più articolato. Entrambi gli strumenti sono validi, ma vanno applicati nelle circostanze corrette per massimizzare le probabilità di successo e mantenere il rischio sotto controllo.
Trading su UsdJpy e XauUsd: Analisi Pratica dei Segnali di Breakout e Pullback Interno
Nel trading professionale, la differenza tra successo e insuccesso risiede nella capacità di comprendere profondamente come funzionano i mercati che seguiamo. Come insegnato da Van Tharp, prestare attenzione al comportamento ricorrente dei nostri mercati di riferimento, studiare come ripetono certi eventi e quali indizi possiamo trarre da questi schemi costituisce la base per risultati concreti. Il lavoro del trader si articola quindi su due binari paralleli: da una parte l’operatività diretta, dall’altra un continuo lavoro di ricerca che non si ferma mai, che prosegue quotidianamente per comprendere come i mercati evolvono e si comportano.
Il Dollaro Yen: Un Caso di Studio sul Pullback Interno
Il dollaro yen ha presentato recentemente un contesto strategico particolarmente istruttivo per comprendere la differenza tra segnale di breakout e pullback interno. Il primo indizio è arrivato dal pivot ottenuto venerdì, un segnale già sufficiente per anticipare un possibile sviluppo del trend. Quando identifichiamo un punto di reazione di questo tipo, sappiamo che il mercato può sviluppare una tendenza – non con certezza assoluta, ma con alta probabilità.
Una volta individuato il punto di reazione, il nostro compito diventa studiare la dinamica con cui questa tendenza potrà manifestarsi. Non esiste un’unica possibilità, ma diverse dinamiche che dobbiamo essere pronti a riconoscere e sfruttare. Il primo passo operativo consiste nel definire la scatola di congestione, ovvero l’area all’interno della quale il mercato sta lavorando.
Nel caso specifico analizzato, il mercato ha sviluppato una conferma della liquidità facendo capolino fuori dalla congestione. Questo movimento indica che c’è stata liquidità a supporto: i large trader hanno immesso quantità significative di liquidità per spingere il prezzo oltre un’area che normalmente lo teneva bloccato. Quando il prezzo resta intrappolato in una zona, serve una forza considerevole per liberarlo, e questa forza è esclusivamente nelle mani dei grandi operatori.
Seguire la Liquidità dei Large Trader
Come trader retail, non possediamo la capacità di muovere il mercato. Il nostro compito è invece studiare il comportamento dei large trader e seguire la liquidità quando loro la muovono. Nel caso del dollaro yen, mercoledì è arrivato il primo indizio chiaro: avevano spostato la liquidità. Giovedì 13, secondo indizio: la liquidità è stata tenuta, ma con delle caratteristiche specifiche da valutare.
Esiste un metodo preciso per determinare se la liquidità a supporto del trend è abbondante, scarsa o completamente pareggiata. Questo lavoro si fonda sulla teoria di Dow, magistralmente spiegata nel libro di John Murphy “Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari”. Secondo questa teoria, un mercato in trend sviluppa prese di profitto contenute, che restano entro il 33 percento o al massimo entro il 50 percento del movimento precedente.
Applicando questo principio, dopo aver ottenuto una conferma della liquidità, misuriamo l’entità delle prese di profitto. Se queste superano il 50 percento, significa che la liquidità è stata completamente pareggiata – chi ha supportato il trend ha anche incassato. Se invece la liquidità rimane a supporto, le prese di profitto tra una barra e la successiva restano limitate. Nel caso di giovedì, i dati mostravano presenza di liquidità ma anche consistenti incassi, quindi mancava un elemento di forza decisa.
Venerdì è arrivato il vero punto di reazione, segnale di forza concreta che ha superato i limiti giornalieri con una barra robusta e significativa. Gli outsider hanno chiuso posizioni ma le hanno anche riconfigurate, altrimenti il mercato sarebbe semplicemente crollato. Invece è sceso e poi ha riacquistato terreno, segno di liquidità nuovamente presente sul mercato.
Il giorno successivo, misurando le prese di profitto rispetto alla barra precedente, la presenza di liquidità emergeva con maggiore forza: aveva sfiorato il 50 percento ma il mercato era già pronto a ripartire. Questo conferma direzione rialzista con liquidità solida a supporto.
I Dati Notturni: Il Secondo Indizio Fondamentale
Dopo aver valutato il contesto giornaliero e la presenza di liquidità, il secondo indizio cruciale proviene dallo studio dei dati notturni. Questi dati forniscono un’indicazione chiarissima di come la liquidità si è mossa durante la notte, particolarmente importante su un mercato come il dollaro yen che presenta buoni movimenti anche nelle ore notturne.
Quando i dati notturni mostrano una forte spinta di liquidità, operiamo secondo una strategia specifica. Quando invece indicano una certa debolezza – il mercato complessivamente può essere forte, ma presenta movimenti più caotici e meno puliti – significa che la liquidità mattutina è inferiore. In questo secondo scenario non possiamo lavorare con un segnale di breakout sulla buy zone, ma dobbiamo utilizzare lo strumento del pullback interno.
Sul dollaro yen della sessione analizzata, pur avendo un ottimo contesto generale, mancavano gli elementi necessari per il breakout. Non c’era quella forte spinta di liquidità notturna che caratterizza i setup ideali. Il mercato era persino venuto contro durante la notte, pur rimanendo nei limiti della buy e sell zone.
L’Oro Dollaro: L’Esempio Perfetto del Breakout
Per comprendere la differenza tra le due strategie, consideriamo l’oro dollaro di lunedì scorso. Eravamo in una giornata nella quale la ricerca della liquidità era attivamente in corso. Durante la notte si è verificata una forte spinta di liquidità seguita da una congestione appena sotto la buy zone. Quando il mercato sviluppa queste condizioni specifiche, tende a generare quella reazione esplosiva che poi si manifesta in sessione.
Per ottenere un segnale esplosivo di breakout servono entrambi gli elementi: una condizione giornaliera che conferma la presenza di liquidità robusta, e dati notturni adeguati per agganciare e seguire la tendenza. Con questi presupposti si può piazzare un ordine buy stop direttamente sulla buy zone. L’esecuzione del breakout è relativamente semplice: rilevati i dati notturni e confermato il contesto, si posiziona l’ordine e si attende. Lo stop è contenuto, quindi il rischio è limitato dall’inizio. Se il mercato sviluppa la reazione prevista, si copre rapidamente il rischio spostando lo stop a pareggio per poi gestire la posizione secondo le regole stabilite.
La Timeline del Pullback Interno
Quando mancano le condizioni per il breakout, come nel caso del dollaro yen analizzato, entra in gioco il pullback interno. Questo strumento prevede una timeline precisa di eventi da seguire prima di arrivare al segnale operativo. È un lavoro più articolato e richiede più tempo rispetto alla semplicità del breakout.
La sequenza inizia individuando il punto di direzione, che rappresenta l’ultimo disponibile nella zona notturna. All’apertura dei grafici alle sei del mattino, il compito diventa attendere il primo pullback. Questo primo movimento non costituisce un’opportunità operativa diretta, ma serve per contestualizzare la situazione. Dopo averlo valutato, identifichiamo dove si forma e prepariamo l’operatività sul secondo pullback, che rappresenta la vera occasione di ingresso.
L’Importanza dei Livelli 33% e 50%
Un dettaglio tecnico fondamentale emerge dall’analisi della barra giornaliera. I livelli del 50 percento e del 33 percento, posizionati sulla barra giornaliera, costituiscono le soglie entro le quali il mercato può confermare o meno la presenza di liquidità. Ma queste stesse soglie svolgono un ruolo aggiuntivo: rappresentano anche i punti sui quali il mercato può confermare un pullback interno.
Queste due aree – 50 percento e 33 percento – sono le zone dove il mercato tende a reagire, dove possiamo individuare un pullback che acquisisce valore strategico quando raggiunge quelle quote. I conti tornano sempre quando valutiamo il contesto rispetto a ciò che il mercato fa e ripete, rispetto ai meccanismi che utilizza per funzionare. Questo ci riporta al concetto fondamentale: dobbiamo prestare attenzione innanzitutto al funzionamento dei nostri mercati. Una volta compreso come lavorano, possiamo sfruttarli anche per generare profitto, ma in prima battuta serve lavoro di ricerca sistematico.
Questi livelli servono anche per dividere l’area notturna e valutare i punti di reazione validi per posizionare un ordine. Se per esempio posizioniamo l’ordine al 33 percento, dobbiamo definire uno spazio di almeno una quindicina di pip, meglio anche 25, per posizionarci appena oltre la sell zone. In questo modo possiamo definire gli spazi operativi e calcolare con precisione il rischio che stiamo assumendo.
Il Lavoro di Ricerca Quotidiano
Prendere nota quotidianamente di questi dettagli è fondamentale. Organizzare le osservazioni in un foglio Excel, ma anche tenere un quaderno di appunti fisico, permette di non dimenticare elementi che possono rivelarsi cruciali. Nonostante anni di esperienza, questi dettagli richiedono attenzione costante perché sono numerosi e complessi. Il contatto quotidiano con queste informazioni mantiene la mente allenata e pronta a riconoscerli quando si presentano sul mercato.
Il lavoro di ricerca prosegue ogni giorno, sempre. Dobbiamo chiudere la sessione di trading soddisfatti perché abbiamo svolto un buon lavoro di ricerca, indipendentemente dal risultato operativo. Una buona giornata di trading non si misura solo dal profitto realizzato. Possiamo chiudere ottime giornate senza nemmeno operare, se abbiamo raccolto indizi preziosi. Poi arriva quella settimana dove compare il segnale perfettamente compatibile con tutto ciò che abbiamo studiato, e otteniamo anche il profitto. Ma la vera qualità del lavoro sta nell’aver seminato elementi, nell’aver posto le basi per una consapevolezza maggiore di ciò che facciamo. Più lavoriamo in questo modo, più diventiamo capaci e competitivi.
Calcolo del Rapporto Rischio/Rendimento
Una volta allineati tutti gli indizi necessari, procediamo ai calcoli per determinare il rapporto rischio/rendimento. Quanto vale il segnale? Quanto rischio dobbiamo esporre? Quanto spazio serve per la gestione? Tutte queste riflessioni vengono documentate nel foglio Excel dove continuiamo a raccogliere dati operativi.
Prendiamo un esempio concreto sul dollaro yen. In una recente operazione, una certa azione ha generato una spesa di 150 dollari. Se l’operazione fosse stata eseguita con il secondo segnale, anche leggermente prima nella mattinata, avrebbe prodotto un profitto specifico. Con uno stop di 15 pip, questi parametri vanno ricalcolati e riconsiderati continuamente. Le decisioni di trading si prendono sulla base dei dati che il mercato fornisce, che indicano cosa dobbiamo fare e cosa possiamo fare. Non serve inventare nulla: basta prestare attenzione al funzionamento del mercato.
A fine giornata e a fine settimana, questo approccio permette di definire un profitto che è effettivamente possibile sul mercato, basato non su aspettative irrealistiche ma su ciò che il mercato stesso ha dimostrato di poter offrire nelle condizioni specifiche che si sono verificate. Questo metodo trasforma il trading da attività speculativa a processo sistematico basato sull’osservazione, la misurazione e l’applicazione coerente di principi verificati.
